Dichirazione di voto di fiducia
Data: 
Mercoledì, 22 Maggio, 2024
Nome: 
Claudio Michele Stefanazzi

A.C.1877

Grazie, Presidente. Questo decreto è l'ultimo atto di un lungo processo di demonizzazione che la destra porta avanti da mesi, precisamente da 18 mesi, dal giorno in cui si sono tenute le elezioni politiche. Fino a quel giorno, fino cioè alle elezioni del settembre del 2022, Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia erano tutte voci di quello stesso coro che tesseva, come è noto e come la stampa ci ricorda spesso, le lodi del superbonus. Poi qualcosa è cambiato. Ci si è resi conto - temo esclusivamente per inettitudine del Governo - che non avreste potuto rispettare le promesse fatte in campagna elettorale, e allora avete iniziato a tirare fuori accuse, capri espiatori, cacce al colpevole. Perciò, questo ennesimo provvedimento non è nient'altro che il manifesto di due qualità in cui il Governo eccelle: ipocrisia e incapacità. Ipocrisia, come già detto, per il fatto che avete rinnegato la bontà di una misura che ha contribuito, in maniera determinante, a far ripartire l'economia di questo Paese in uno dei nostri momenti più bui. Una misura che ha permesso a interi settori e categorie professionali di lavorare dopo mesi e mesi di stop. Una misura grazie alla quale sono cresciuti centinaia di migliaia di posti di lavoro, e l'avete rinnegata, per giunta, nonostante l'evidenza di centinaia e centinaia di emendamenti a vostra firma su 6, 7, 8, provvedimenti. Emendamenti che servivano a prorogare, estendere, allargare. Forse è proprio lì che nascono i problemi del superbonus, che da un provvedimento immaginato - come credo fosse chiaro a tutti, in quest'Aula - per conseguire un obiettivo preciso in un termine chiaro e prestabilito, si è trasformato in un altro. Ed è forse questo che va ricordato al Ministro Giorgetti, che quotidianamente non perde occasione per scagliarsi contro il 110 per cento. Giorgetti, che sempre a proposito di ipocrisia, ricordiamocelo, è Ministro in carica di questo Governo da tre anni continuativi e che, forse, avrebbe potuto esprimere a tempo debito tutte le sue perplessità sul superbonus, anche quando esercitava le sue funzioni di Ministro nel Governo Draghi. Non oggi scaricando la patata bollente sulle famiglie, sulle imprese, e sugli istituti di credito. Questo almeno deve essere chiaro, che non vi sia consentito puntare il dito verso chicchessia quando parlate di costi eccessivi, piuttosto, cercate i responsabili nelle mura di casa vostra, perché sono i dati a rispondere alle accuse di Giorgetti, dell'onorevole Foti, del Presidente Meloni, di tutti i giannizzeri della maggioranza schierati contro il superbonus. Dei 120 miliardi di crediti fiscali del superbonus, ben 66 sono stati accumulati sotto il vostro Governo e sotto lo sguardo, molto poco vigile, del Ministro dell'economia. Ed è qui che subentra la vostra totale incapacità, perché, riavvolgendo il nastro, si potrebbe tornare ai 6 provvedimenti che questo Governo ha adottato per bloccare i crediti rivenienti dai bonus edilizi, 6 buchi nell'acqua, 6 decreti-groviera pieni di deroghe, proroghe, eccezioni. A partire dal famoso decreto n. 11 del 2023, quello che avrebbe dovuto mettere un argine alla cessione del credito, che invece ha fatto esattamente l'opposto. Da lì in avanti, i numeri del superbonus sono raddoppiati, e, ormai privi di alibi, avete addirittura puntato il fucile contro il MEF e il Ragioniere dello Stato. A questo proposito, Presidente, chiediamo al Governo di fare una cortesia a tutto il paese: di smetterla, perché c'è un limite fisico alla possibilità di terremotare istituzioni e settori della pubblica amministrazione, limite oltre il quale c'è il chaos in cui avete gettato il nostro povero Paese. Ma siccome non c'è un limite, invece, alla vostra insipienza, con l'approvazione di questo decreto avete toccato davvero il fondo, ancora una volta dimostrate di saper mettere solo pezze peggiori del buco, ancora una volta ci costringete ad assistere al teatrino della doppia parte in commedia, con, questa volta, il Ministro Tajani a recitare il ruolo del poliziotto buono. Siete arrivati al punto di forzare persino i regolamenti parlamentari per tenere in piedi tutta questa messa in scena, allargando il numero dei commissari della Commissione finanze del Senato, togliendo i parlamentari dissidenti e mettendone altri compiacenti. Poi tutto questo perché? con quale obiettivo? Per un frutto marcio che farà molti più danni di quanti problemi ha risolto. Spalmare i crediti sui 10 anni, infatti, non porterà benefici a nessuno tranne, evidentemente, al Governo in carica. Avete deciso questo: rimandare il problema scaricandolo su chi verrà, sicuramente, dopo di voi. Ma così facendo, avete spaccato i conti delle imprese e delle banche, in due parole, la nostra economia. Eppure l'ABI ve l'ha detto in maniera chiara, vi ha avvertito delle conseguenze di questa scelta. Incidere sulla questione con una norma retroattiva si sarebbe tradotto, sicuramente, nell'impossibilità per le banche di compensare i crediti acquistati in questi ultimi 3 anni, e le ripercussioni non sono solo limitate al sistema bancario, perché da domani le stesse banche smetteranno di acquistare altri crediti, mandando in rovina tutte quelle imprese che ne hanno ancora in pancia, senza avere la capienza fiscale sufficiente per utilizzarli.

Poi c'è un tema di principio, ma che a voi continua a sfuggire, quello della certezza del diritto, per cui avete immaginato ampiamente, da quando vi siete insediati, tutta la vostra indifferenza. Quello della retroattività è un vulnus che ferisce a morte il principio fondamentale del legittimo affidamento. A causa vostra, nei cittadini e nelle imprese di questo Paese si alimenterà la convinzione che di questo Stato non ci si può fidare, non di questo Governo, ma di questo Stato, che è capace solo di prendere e pretendere, che quando e come vuole è liberissimo di cambiare le regole del gioco e i giocatori in campo, pur di aggiustare il risultato, poco importa se di mezzo ci sono migliaia e migliaia di famiglie, poco importa se per risolvere un problema politico si sceglie di aggredire la serenità delle imprese o mettere le mani al risparmio degli italiani. La priorità è sempre e comunque la sopravvivenza politica di un leader e di una maggioranza, non certamente il benessere degli italiani. Signor Presidente, questo decreto, più di tanti altri, purtroppo, esprime con compiutezza il grande vuoto che c'è dietro questo Governo e questa maggioranza parlamentare. Un mese fa l'avete dimostrato con il DEF, un documento muto a cui avete tolto il significato e il compito che gli erano stati attribuiti dalla legge. Questo Paese è allo sbando dal punto di vista economico e noi non sappiamo dove sta andando, e temo che non lo sappiate nemmeno voi.

Non vediamo intenzioni, piani, programmi e nemmeno idee sul futuro che volete per questo Paese e, in questo vuoto cosmico in cui tutto è affidato un po'al caso e un po'a ciò che per fortuna è stato fatto da chi vi ha preceduto, come il PNRR, sacrificate sull'altare dei conti pubblici la misura che più di ogni altra vi ha fatto ereditare un'economia vivace e margini adeguati per governare il paese. Sembra sempre più chiaro che dovremmo arrenderci a un nuovo periodo di stagnazione dell'economia, in cui il lavoro sarà sempre più povero, le politiche sociali, la sanità su tutte, sempre meno efficaci e il debito, purtroppo, - come è chiaro - non smetterà di crescere. Ipocrisia e incapacità, come detto: è questo il mix letale che porterà, purtroppo, il nostro Paese sull'orlo del baratro.

Per queste ragioni, il Partito Democratico voterà decisamente no alla fiducia e fermamente no a un provvedimento inutile, vigliacco e gravemente dannoso per la nostra economia.